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Corpo presente
poezie [ ]

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de [Federico_Garcia-Lorca ]

2005-08-31  | [Acest text ar trebui citit în italiano]    |  Înscris în bibliotecă de Valeria Pintea



La pietra è una fronte dove i sogni gemono
senz'aver acqua curva né cipressi ghiacciati.
La pietra è una spalla per portare il tempo
con alberi di lacrimi e nastri e pianeti.

Ho visto pioggie grige correre verso le onde
alzando le tenere braccia crivellate
per non essere prese dalla pietra stesa
che sciogle le loro membra senza bere il sangue.

Perché la pietra coglie semenze e nuvole,
scheletri di allodole e lupi di penombre,
ma non dà suoni, né cristalli, né fuoco,
ma arene e arene e altre arene senza muri.

Ora sta sulla pietra Ignazio il ben nato.
Ormai è finito. Che c'è? Contemplate la sua figura:
la morte l'ha coperto di pallidi zolfi
e gli ha messo una testa di scuro minotauro.

Ormai è finito. La pioggia entra nella sua bocca:
Il vento come pazzo il suo petto ha scavato,
e l'Amore, imbevuto di lacrime di neve,
si riscalda in cime agli allevamenti.

Che cosa dicono? Un silenzio putrido riposa.
Siamo con un corpo presente che si sfuma,
con una forma chiara da usignoli
e la vedemmo riempirsi di buchi senza fondo.

Chi increspa il sudario? Non è vero quello che dice!
Qui nessuno canta, né piange nell'angolo,
né pianta gli speroni né spaventa il serpente:
qui non desidero altro che gli occhi rotondi
per vedere questo corpo senza possibile riposo.

Voglio vedere qui gli uomini di voce dura.
Quelli che domano i cavalli e dominano i fiumi:
gli uomini cui risuona lo scheletro e cantano
con una bocca piena di soli e di sassi.

Qui io voglio vederli. Davanti alla pietra.
Davanti a questo corpo con le redini rotte.
Voglio che mi mostrino l'uscita
per questo capitano legao dalla morte.

Voglio che mi insegnino un canto come un fiume
ch'abbia dolci nebbie e profonde rive
per portar via il corpo di Ignazio e che si perda
senz'ascoltare il doppi fiato dei tori.

Si perda nell'arena rotonda della luna
che appare, quando è, bimba dolente, bestia immobile;
si perda nella notte senza canto di pesci
e nel bianco spineto del fumo congelato.

Non voglio che gli copran la faccia con fazzoletti
perché si abitui alla morte che porta.
Va, Ignazio. Non sentire il caldo bramito
Dormi, vola, riposa. Muore anche il mare.

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