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■ am învățat să supraviețuiesc și așa
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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 2005-12-07 | [Acest text ar trebui citit în italiano] | Înscris în bibliotecă de Valeria Pintea
Ero la ragazza della catena di S. Antonio,
la ragazza tutta discorsi di bare e serrature, quella delle bollette del telefono, la foto sgualcita e i contatti persi, quella che continuava a dire Ascoltami! Ascoltami! Mai! Mai! e cose del genere Quella con il bavero tirato su fino agli occhi, con gli occhi blu canna di fucile, con una venuzza sulla piega del collo che vibrava come un diapason, con le spalle nude come un palazzo, con quei piedini e quei ditini, con un vecchio gancio rosso in bocca, una bocca il cui sangue gocciolava nelle regioni orrende della sua anima la ragazza che si addormentava sempre, era vecchia come i sassi, ogni mano un pezzo di cemento, per ore e ore e poi si svegliava, dopo la breve morte, ed era tenera come, delicata come tenera e delicata come luce in eccesso, per niente pericolosa, come un barbone che mangia o un topo su un tetto senza botole, con niente di più onesto che la tua mano nella sua, con nessun altro, nessun altro che te! E cose del genere. Nessun altro, nessun altro che te! Oh, non si può tradurre quell'oceano quella musica quel teatro quel campo di pony.
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