Ora dipingo un grande quadro -
voglio farmi un autoritratto.
Qui disegnerò il cuore – una capocchia di fiammifero,
qui il cervello – un congegno sacro e concreto.

Da qualche parte senza dubbio ci saranno il naso, la bocca,
non avrebbe senso tralasciare gli occhi – due punti interrogativi,
qui nell’angolo dipingerò i miei pensieri -
un mucchio informe di biancheria sporca.

Il petto – uno specchio con l’argentatura graffiata,
consentirà di vedere l’interno
(per nulla interessante, in definitiva),
in alto, le sopracciglia abbozzeranno il loro volo.

Due ali saranno probabilmente le orecchie,
la fronte rugosa – una scala verso l’infinito,
le labbra, arco prefetto, rappresenteranno per l’eternità
l’ossessione rosa del bacio-mito.

Un occhio attento potrà ancora scorgere, infine,
la cicatrice di un foro sulla fronte,
o, nell’ammasso degli inutili scenari,
qualcosa che potrebbe somigliare a un ideale o a un monte…