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■ am învățat să supraviețuiesc și așa
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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - 2005-01-24 | [Acest text ar trebui citit în italiano] | Înscris în bibliotecă de Mihai Moise
Albe e notti qui variano per pochi segni.
Il zigzag degli storni sui battifredi nei giorni di battaglia, mie sole ali, un filo d'aria polare, l'occhio del capoguardia dello spioncino, crac di noci schiacciate, un oleoso sfrigolio dalle cave, girarrosti veri o supposti - ma la paglia é oro, la lanterna vinosa é focolare se dormendo mi credo ai tuoi piedi. La purga dura da sempre, senza un perché. Dicono che chi abiura e sottoscrive puo salvarsi da questo sterminio d'oche ; che chi obiurga se stesso, ma tradisce e vende carne d'altri, affera il mestolo anzi che terminare nel patée destinato agl'Iddii pestilenziali. Tardo di mente, piagato dal pungente giaciglio mi sono fuso col volo della tarma che la mia suola sfarina sull'impiantito, coi kimoni cangianti delle luci scironate all'aurora dai torrioni, ho annusato nel vento il bruciaticcio dei buccellati dai forni, mi son guardato attorno, ho suscitato iridi su orizzonti di ragnateli e petali sui tralicci delle inferriate, mi sono alzato, sono ricaduto nel fondo dove il secolo e il minuto - e i colpi si ripetono ed i passi, e ancora ignoro se saro al festino farcitore o farcito. L'attesa é lunga, il mio sogno di te non e finito.
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